Il valore clinico e scientifico di un professionista non può e non deve basarsi sul numero di libri scritti nè sulla capacità di scrivere bene i libri. I libri sono e rimangono opinioni di una persona che non sono state controllate da altri e quindi non possono essere un indicatore certo della qualità di chi scrive. Se da un lato i libri non possono essere una garanzia di qualità, dall'altro raccontano una storia, anche quando sono libri sulla salute mentale.
Un libro è sempre la storia di chi scrive, la storia delle esperienze che un professionista ha fatto in un certo campo, la storia delle emozioni che ha vissuto nel percorso professionale che lo ha portato a incontrare la sofferenza, la storia del desiderio di fornire la lettore la chiave per comprendere un aspetto della mente umana. Un libro parla si chi scrive e viene scritto per fornire delle tracce che aiutino chi soffre, chi è curioso a trovare la strada per comprendere una funzione mentale, un disagio, un disturbo. E la comprensione, pur non essendo una cura, è il primo passo per trovare la via giusta capace di condurre ognuno di noi a ritrovare noi stessi.
Il piacere di scrivere un libro, di comunicare la nostra vista e visione agli altri, di soddisfare il nostro ego devono essere capaci di lasciare la strada ad un genuino desiderio di aiutare gli altri a capirsi meglio e a intraprendere la strada che porta a realizzare la nostra missione personale.
Ho cercato anch'io questa via e spero di lasciare qualcosa a voi che avrete la pazienza e curiosità di leggere i miei scritti.